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La Corte di giustizia europea si pronuncia sull'invio della dichiarazione dei redditi all'indirizzo sbagliato

A quanto ammonta la perdita se la dichiarazione dei redditi viene inviata all'indirizzo sbagliato?
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È fastidioso quando una lettera viene inviata all'indirizzo sbagliato. Diventa problematico se si tratta di una dichiarazione dei redditi e il destinatario sbagliato apre la lettera per errore. La Corte di giustizia europea ha affrontato diversi aspetti legali nella sentenza del 20 giugno 2024 (causa C-590/22).

Il consulente fiscale invia la dichiarazione dei redditi all'indirizzo sbagliato

Due ex clienti di uno studio di consulenza fiscale hanno intentato una causa. Nonostante avessero informato il loro consulente fiscale del cambio di indirizzo, la dichiarazione dei redditi per il 2019 era stata inviata al vecchio indirizzo. Il nuovo residente aveva aperto la busta per errore e poi aveva informato i due.

Nel procedimento originario, i due ricorrenti hanno adito il Tribunale di Wesel per ottenere il risarcimento del danno morale ai sensi dell'art. 82, comma 1, del GDPR. Hanno quantificato in 15.000 euro il danno asseritamente causato dalla divulgazione dei loro dati personali a terzi.

Il tribunale locale di Wesel ha deciso di sospendere il procedimento e ha sottoposto alla CGUE diverse questioni pregiudiziali.

Base per le richieste di risarcimento danni ai sensi del GDPR

Nella sua decisione, la Corte di giustizia europea (Terza Sezione) ha affrontato aspetti chiave dell'art. 82, che regola il diritto al risarcimento in caso di violazione del GDPR.

Suggerimento per il collegamento: Sentenza della Corte di giustizia europea nella causa C-590/22

I punti principali della sentenza sono:

  1. Base per le richieste di risarcimento danniUna semplice violazione del GDPR non è sufficiente a giustificare una richiesta di risarcimento danni. L'interessato deve dimostrare di aver subito un danno materiale o morale a causa della violazione. Tuttavia, non è necessario che il danno raggiunga un certo livello di gravità per poter essere risarcito.

  2. Danno immaterialeIl semplice timore che i dati personali siano stati divulgati illegalmente può essere sufficiente a giustificare una richiesta di risarcimento per danni morali, a condizione che tale timore e le sue conseguenze negative siano debitamente provati.

  3. Valutazione dei danniI criteri per la determinazione delle sanzioni pecuniarie ai sensi dell'articolo 83 del GDPR non sono applicabili alla valutazione del risarcimento dei danni ai sensi dell'articolo 82. La richiesta di risarcimento non è finalizzata a svolgere una funzione deterrente, ma solo a fornire un risarcimento completo ed efficace per il danno specifico subito.

  4. Legislazione nazionaleNella valutazione dei danni, le violazioni delle disposizioni nazionali relative alla protezione dei dati personali che non servono a specificare le disposizioni del GDPR non devono essere prese in considerazione.

Suggerimento di lettura: Sentenza della Corte di giustizia europea sulla conservazione dei dati

La sentenza della Corte di giustizia europea sottolinea la necessità che le violazioni della protezione dei dati causino un danno dimostrabile per poter avviare una richiesta di risarcimento. Una semplice violazione del GDPR non è sufficiente.

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